Complice il sole, la buona compagnia e il racconto affascinante lungo mille e mille anni di storia, un freddo pomeriggio di gennaio si è trasformato in bellezza.
Abbiamo seguito il cammino dell’Acqua, il fiume sacro Clitunno, l’Accolta, il porto fluviale, la fontana di Piazza, l’acqua che diventa vino e avanti ancora fino all’Aiso dove da tempo immemorabile la notte del 26 luglio si possono ancora sentire le urla di Chiarò, contadino irrispettoso mentre sprofonda con la sua casa.
Ci siamo ritrovanti sulle colline del Sagrantino, dove tra botti di legno e l’aspro profumo del vino divino, ci siano promessi di rivederci ancora.